Capita che uno sportivo sia soggetto ad infortunio a ridosso di momenti particolarmente intensi come i giorni prima di una gara. Come gestire l’evento traumatico e come può aiutarci la nostra mente:
“Ho preso una distorsione … temo non potrò partecipare agli Europei”. Questa frase non deve scoraggiare ma invitare ad una domanda: “Non puoi o non vuoi partecipare agli Europei?”. La risposta fa la differenza, non solo relativamente all’obiettivo gara ma anche, e soprattutto, rispetto ai perché dell’infortunio, che andranno gestiti insieme all’infortunio stesso. Non sono d’accordo sul pensiero di molti che questi ultimi siano parte dello sport. Io credo invece che non ci debbano essere e se si presentano, vuol dire che qualcosa è stato gestito male, negli allenamenti e nel modo di pensare a quel determinato sport. L’infortunio è un vero e proprio autosabotaggio o, sabotaggio all’altro, e non ci si può fare su della filosofia, và preso per quello che è: mancanza di etica sportiva, mancato ascolto del corpo, programmi errati negli allenamenti.
Detto ciò, di fronte allo stesso evento, l’individuo può avere delle reazioni completamente differenti, in grado di facilitare o rallentare il processo di recupero. Il dolore, infatti, è un’esperienza emotiva ed innesca processi mentali che hanno un ruolo determinante sul recupero dell’atleta. L’infortunio è un evento che necessita della riabilitazione fisica con cognizione di causa, vale a dire con un ripreso possesso del proprio corpo che deve passare da una mentalità di locus of control esterno ad un locus of control interno. Per far ciò esistono diverse tecniche utili, che passano dal rilassamento condotto attraverso la respirazione a una tecnica di visualizzazione che permette di rigenerare energia nell’atleta nei punti in cui è stato colpito dal dolore. L’atleta infatti recupera più velocemente perché ascolta il proprio corpo, impara ad attivare la “propriocezione” che ha lo scopo di sentire fino a che punto può fare uno sforzo e quando è il momento di fermarsi.
Gli infortuni sono quindi dei momenti di stand by in cui l’atleta ha modo di recuperare il proprio centro e soprattutto le motivazioni che lo portano a partecipare ad una competizione. Non c’è atleta che non entri in crisi prima di una gara perché è tutto concentrato su ciò che deve dimostrare, dimenticando completamente il piacere di ciò che fa e ciò che ha scelto.