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PATOLOGIE FREQUENTI
DELL'
ANCA

Conflitto femoro-acetabolare
Il dolore al pube o inguinale, detto più comunemente pubalgia, è un disturbo molto comune negli atleti. Le sue cause possono essere innumerevoli, tra cui problemi muscolari, tendiniti, infiammazioni di borse, neuropatie, fratture da stress, traumi, ernie inguinali, patologie dell’ articolazione dell’ anca, la borsite trocanterica e l’ anca a scatto.

Causa frequente e importante che merita particolare attenzione è il CONFLITTO FEMORO-ACETABOLARE, patologia dovuta alla non perfetta conformazione della sua struttura articolare. Motivo principale dell’ artrosi d’ anca, il FAI si classifica in 2 tipologie:

> il conflitto tipo CAM, in cui il collo del femore non ha la sua normale curvatura;
> il conflitto tipo PINCER, in cui la glena acetabolare risulta troppo avvolgente.


I sintomi del FAI si manifestano principalmente con dolore inguinale e in regione glutea, evocato da movimenti di flessione, associati ad intra o extrarotazione e adduzione/abduzione.

Trattamento

Il trattamento di tale patologia dipende dalla gravità di esse, in base alla quale si predispongono tipi di intervento diversi. Se il danno al momento della diagnosi medica è in stadi iniziale, il trattamento può essere di tipo conservativo (non chirurgico), quindi svolgendo protocolli mirati di kinesiterapia, terapia fisica e rieducazione posturale globale personalizzata al singolo paziente. Se il danno invece è già in stadio avanzato, viene consigliato l’ intervento chirurgico artroscopico o addirittura l’ intervento per l’ impianto di protesi d’ anca. Anche in questi ultimi casi, ovviamente la fase post-chirurgica prevede un periodo di riabilitazione post chirurgica specifica attuata da fisioterapisti con programmi di lavoro graduale e individualizzato.


Borsite trocanterica dell’anca
La borsite dell’ anca, detta tecnicamente borsite trocanterica, è una patologia infiammatoria che colpisce la borsa sinoviale del gran trocantere del femore. Si presenta con un dolore localizzato nella regione laterale dell’ anca e può irradiarsi al gluteo, lungo la coscia fino alla gamba. Spesso colpisce gli sportivi che sono più soggetti alle cadute quindi ai traumi diretti nella medesima zona.

Le cause sono comunque molteplici, tra cui appunto traumi o microtraumi ripetuti, sovraccarico funzionale, squilibri muscolari e anatomici, sovrallenamento, disturbi o interventi chirurgici al ginocchio, sedentarietà, obesità, artrite e fratture dell’ anca, dismetria degli arti inferiori. I sintomi più comuni sono il dolore nella zona stessa dell’ anca e delle regione glutea, la difficoltà alla deambulazione, a scendere e salire le scale, il gonfiore nella zona laterale e le fitte improvvise. Tale patologia non è particolarmente grave ma comunque è opportuno non sottovalutarla, ciò ridurrà il rischio di aggravamento e di recidive.

Trattamento

Nella fase iniziale si potrà fare ricorso in caso di dismetria degli arti inferiori, di ortesi plantari. Successivamente qualora si preveda un trattamento più specifico e mirato, si suggerisce l’ utilizzo di TECAR terapia, laserterapia e ultrasuoni. E’ fondamentale dopo un’ attenta valutazione, affrontare il disturbo in un quadro completo, dove esercizi di rieducazione posturale globale e un percorso di trattamenti osteopatici per correggere disfunzioni del bacino, possono risultare di fondamentale efficacia sul paziente.

 

Artrosi dell’anca
L’articolazione dell’anca ha principalmente la funzione di guidare l’arto nello spazio, assorbendone le sollecitazioni di carico discendenti (passanti per il bacino) e ascendenti (derivanti da caviglia e ginocchio). La patologia più frequente in questo distretto è rappresentata dall’artrosi, chiamata anche coxartrosi, un fenomeno degenerativo progressivo a carico della cartilagine articolare, con interessamento dell’acetabolo e della testa del femore. La coxartrosi può essere primaria (senza cause identificabili) oppure secondaria (per esempio in seguito a displasia, deformità dell’angolatura del collo femorale in valgo/varo, ecc.), ma in genere imputabile a sovraccarico articolare prolungato. Nella fase iniziale prevale rigidità mattutina con dolore all’avvio della deambulazione, che si risolve una volta iniziato il movimento; con il progredire della patologia si sviluppano dolore sotto carico e durante il movimento, contratture muscolari e atrofia della muscolatura dell’anca (in particolare del medio gluteo), limitazione dell’articolarità e zoppia. Il trattamento può essere conservativo (massaggi decontratturanti e terapia farmacologica), o postchirurgico (dopo intervento di artroprotesi totale dell’anca), in base al grado di limitazione funzionale, al dolore e all’età del paziente.

 

Protesi d’anca
L’ articolazione coxofemorale risulta essere soggetta ad usura, in quanto su di essa gravano quasi tutte le forze perpendicolari nella stazione eretta e nella deambulazione del soggetto. L’ intervento chirurgico per la protesi d’ anca consiste nella sostituzione di una o di entrambe le componenti usurate.

Si parla di endoprotesi, quando vi è la sostituzione della componente acetabolare o femorali; di artroprotesi nella sostituzione di entrambe. Il trattamento post-chirurgico consiste ovviamente in una prima fase essenzialmente passiva, per proseguire successivamente in una fase attiva con un programma di esercizi isometrici associati a stretching e rinforzo muscolare.

La fisioterapia è una parte fondamentale per il processo di guarigione, e la maggior parte dei pazienti dovranno iniziare nell’ immediato post-operatorio; esercizi che aiutano a recuperare il movimento, la forza, oltre che a controllare il dolore, ottimizzare l’ equilibrio e recuperare la deambulazione nel modo più efficace possibile.

Una figura professionale e altamente qualificata sarà in grado di proporre un quadro completo riabilitativo, che vede in associazione ad esercizi di kinesiterapia, rieducazione propriocettiva e rieducazione del passo con linee guida standard, anche un completo protocollo di rieducazione posturale globale, con l’integrazione di terapie fisiche mirate e di eventuali trattamenti manuali, svolti in prevalenza dalla figura dell’osteopata.

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