

Osgood-Schlatter
Detta anche osteocondrosi dell’ apofisi tibiale anteriore, la sindrome di Osgood-Schlatter è un processo degenerativo tipico dell’ età pre-adolescenziale, per poi nella maggior parte dei casi, avere termine verso i 18/20 anni, grazie alla calcificazione delle ossa.
Causa di questa sindrome è la tensione del tendine del muscolo quadricipite, dovuta ad alterazioni di accrescimento osseo in associazione ad uno stress meccanico a livello della tuberosità tibiale.
Detto questo, è ovvio dedurre che compare spesso in soggetti più impegnati costantemente in attività sportive.
Il sintomo principale è naturalmente un forte dolore durante l’attività ma anche in certi gesti quotidiani quali ad esempio salire e scendere le scale.
Utile e particolarmente efficace è la fisiokinesiterapia, sia proposta come terapie fisiche, sia come protocolli specifici e studiati oculatamente sul singolo individuo di rieducazione posturale globale, dove viene data priorità ad esercizi di stretching delle catene muscolari posteriore e anteriore anche mediante metodo PNF.
Rottura del menisco
Le più comuni lesioni del ginocchio sono quelle a carico dei menischi, due piccole strutture fibrocartilaginee poste tra i condili femorali e la tibia, che permettono una più idonea distribuzione dei carichi sull’ articolazione garantendo la corretta biomeccanica del movimento.
Tipiche dell’ attività sportiva, in seguito ad una lesione meniscale il ginocchio perde la propria integrità meccanica portando squilibri ai meccanismi che la caratterizzano.
Le lesioni meniscali, di origine sia traumatica che degenerativa, possono coinvolgere qualsiasi punto del menisco.
I sintomi più frequenti sono dolore locale e a volte rigonfiamento, associato generalmente al cedimento e al blocco articolare.
Il trattamento di tale lesione è innanzitutto di tipo conservativo, quindi di completo riposo e crioterapia, poi salvo qualche eccezione è curabile nella maggior parte dei casi con l’ intervento chirurgico in artroscopia, anche se bisogna sottolineare che la terapia fisica (soprattutto TECAR terapia e laserterapia) può agire efficacemente riducendo dolore e sintomi.
Naturalmente adeguati trattamenti post chirurgici ispirati ai più aggiornati protocolli riabilitativi, sempre comunque rimodellati sulle specifiche esigenze della persona, hanno l’ obiettivo di recuperare al 100% l’escursione articolare, quindi la mobilità completa del ginocchio.
Infatti già dal giorno dopo l’intervento chirurgico, il fisioterapista può seguire il paziente in una prima fase di movimenti di flesso-estensione e successivamente inizierà la vera e propria fisiokinesiterapia attiva e passiva con un vasto protocollo riabilitativo per il recupero del range articolare e il ripristino del tono muscolare associato anche a massoterapia, utile in questo caso a decontrarre quelle strutture che si sono irrigidite nel periodo pre e post operatorio.
Riabilitazione del legamento crociato. Uno dei traumi più frequenti
Il Legamento Crociato Anteriore (LCA) è un cordone di tessuto fibroso molto resistente, situato al centro del ginocchio, teso tra il femore e la tibia. Quando il ginocchio si articola, la tensione del LCA evita che la tibia si allontani dal femore, fornendo in questo modo un’importante funzione di stabilizzazione all’articolazione. La lesione del crociato anteriore può avvenire quando il ginocchio è sottoposto a una rotazione forzata o a una violenta iperestensione, durante un gesto atletico o in seguito a un trauma. Le lesioni del LCA sono, in genere, complete, e possono verificarsi in forma isolata o associata a lesioni dei menischi e/o di altri legamenti dello stesso ginocchio. La lesione del crociato anteriore produce dolore, limitazione articolare, gonfiore e senso di instabilità. La diagnosi viene confermata da RMN.
La risoluzione è solitamente di tipo chirurgico, cui segue un percorso fisioterapico di recupero specifico (kinesiterapia, rieducazione propriocettiva, rieducazione del passo) in base alla tecnica chirurgica utilizzata, già entro le 24 ore dall’intervento. Il trattamento conservativo cerca di ridare stabilità al ginocchio attraverso il rinforzo della muscolatura della gamba, nei casi in cui l’intervento sia controindicato.
Protesi mono compartimentale del ginocchio
La protesi mono compartimentale di ginocchio è un’opzione chirurgica terapeutica proposta ad una bassa percentuale di pazienti con artrosi limitata ad una sola parte del ginocchio.
I compartimenti del ginocchio sono tre:
> compartimento mediale, o regione interna;
> compartimento laterale, o regione esterna;
> compartimento femoro-rotuleo, o regione anteriore.
Proprio perché tale patologia ha come sintomo principale un forte dolore e una limitata funzionalità dell’ articolazione, indipendentemente dal compartimento interessato, l’ intervento chirurgico ha lo scopo di ripristinare l’ articolarità e di ridurre il dolore.
Nell’ intervento di protesi mono compartimentale, tecnicamente viene sostituito con metallo e plastica solo il compartimento danneggiato, mentre cartilagine e osso della parte rimanente non vengono toccate.
I pazienti soggetti a tale intervento chirurgico oggi hanno maggiori aspettative rispetto a molti anni fa, quindi spesso si sottopongono a programmi riabilitativi che iniziano prima dell’ intervento (pre-chirurgici) per il mantenimento del tono muscolare e per migliorare il processo di recupero nella fase post-chirurgica.
In quest’ ultima, un ruolo essenziale è svolto dai protocolli di recupero funzionale (rieducazione del passo, kinesiterapia, rieducazione propriocettiva) che iniziano praticamente da subito e risultano fondamentali per apprendere una corretta igiene articolare e la completa funzionalità dell’ articolazione interessata.
Tendinopatia rotulea
La tendinopatia rotulea del ginocchio è una patologia molto frequente soprattutto tra gli sportivi. Detta anche ginocchio del saltatore, colpisce il tendine rotuleo maggiormente nell’inserzione inferiore della rotula, questo tendine funge da potente stabilizzatore della rotula.
E’ causata principalmente dalle ripetute sollecitazioni spesso dovute al gesto atletico a livello appunto del tendine, Il sintomo principale è la percezione di forte dolore ben localizzato nella regione inferiore del ginocchio, in particolar modo durante i movimenti di estensione. Fondamentale sapere che se non curata adeguatamente la patologia rischia recidive e aggravamento nel tempo.
Può avere molteplici cause:
> disallineamento del femore e della rotula;
> rotula alta;
> eccessiva rotazione della tibia;
> non corretta estensione del muscolo retto femorale;
> tensioni, contratture e trigger point del quadricipite.
Il sintomo principale della tendinopatia è il dolore persistente, che si manifesta in modo subdolo nella parte anteriore del ginocchio; progredisce se non trattata all’ insorgere del dolore, in modo recidivante con rischio di cronicità. Il trattamento nella fase acuta, consiste in crioterapia e riposo attivo, dove si consiglia un’ attività tipo idroterapia. Sono inoltre molto utili applicazioni di kinesio taping ai fini di permette un ritorno soprattutto dell’ atleta allo svolgimento dell’ attività sportiva in tempi precoci. Ottimi risultati si possono avere con le terapie manuali, in particolare con la manipolazione miofasciale e cyriax al tendine rotuleo che può favorirne la guarigione, associata a terapie fisiche, quali TECAR terapia, laserterapia e ultrasuoni. Successivamente per correggere le cause meccanico posturali scatenanti sopra riportate occorre approcciare con sedute individuali seguite da un fisioterapista specializzato in rieducazione posturale globale e con trattamenti osteopatici al fine di riequilibrare i vettori di forza che tengono nella fisiologica asse la rotula.
Sindrome della bandelletta ileotibiale “Ginocchio del corridore”
La sindrome della bandelletta ileotibiale, nota anche come “ginocchio del corridore”, è un processo infiammatorio a carico dell’ultimo tratto della fascia femorale (o fascia lata), dovuto allo sfregamento del muscolo contro il femore. Si tratta di una sindrome da sovraccarico, le cui cause possono essere: fattori predisponenti di natura anatomica, (varismo del ginocchio, il varismo della tibia, eccessiva pronazione); scarso esercizio di stretching; calzature non adatte o usurate; corsa su fondo inclinato o irregolare; chilometraggio eccessivo. La patologia si presenta con un dolore sordo e continuo a lato del ginocchio, che se trascurato può diventare acuto e invalidante.
La prima misura da attuare in caso di bandelletta ileotibiale è la sospensione degli allenamenti, per un periodo che può arrivare fino a 20 giorni, evitando anche in seguito di scegliere percorsi circolari e terreni sconnessi. Altra misura importantissima è l’applicazione di ghiaccio per dieci minuti ogni due ore, al fine di ridurre l’infiammazione. Non massaggiare assolutamente il lato del ginocchio dove si accusa dolore, altrimenti si aggraverà la situazione. Fondamentale è lo stretching della banda ileo tibiale. Infine, quando il quadro clinico si è risolto, riprendere l’esercizio fisico gradualmente.
Protesi totale del ginocchio
Può capitare che in seguito a traumi o a cause di processi degenerativi come l’artrosi, lo strato cartilagineo che riveste l’ articolazione del ginocchio si deteriori, a tal punto di creare uno stato di usura così grave, da dover considerare l’ intervento di protesi totale di ginocchio.
Negli ultimi anni studi e ricerche medico-scientifiche si sono evoluti a tal punto da realizzare impianti protesici di grande eccellenza.
Questo ha rilevato come prima importante conseguenza il recupero rapido post-chirurgico dell’ articolazione interessata.
E’ importante sottolineare che la partecipazione ad un programma riabilitativo pre-chirurgico è in grado di migliorare notevolmente tale processo di recupero.
Il fisioterapista seguirà quindi individualmente il paziente nel suo percorso prima e dopo l’ intervento e inizierà un completo e mirato protocollo che si svilupperà su terapie fisiche adeguate associate a esercizi di kinesiterapia passiva e attiva , che gradualmente evolveranno in protocolli più complessi fino a raggiungere il completo e totale recupero funzionale del ginocchio operato.
Protesi femoro-rotulea
L’artrosi femoro-rotulea è una condizione patologica che negli ultimi anni ha avuto un progressivo aumento, ma oggi le nuove tecniche chirurgiche all’ avanguardia garantiscono vantaggi sul mantenimento di una cinematica articolare “normale”, con recuperi più completi e rapidi, sia a livello funzionale che nella durata dell’ impianto protesico innestato.
Le cause che portano all’ intervento di protesi femoro-rotulea, possono essere varie:
> sindrome da iperpressione di rotula;
> sovraccarico posturale;
> sublussazione di rotula;
> lussazione di rotula;
> artrosi;
> fattori traumatici diretti e indiretti.
L’artrosi rotulea e della troclea femorale sono considerate comunque tra le principali cause di intervento protesico di tale compartimento e necessitano di una riabilitazione post chirurgica eseguita nelle modalità e nei giusti tempi da personale specializzato. In associazione a questo si concentra il lavoro sul recupero della forza muscolare, che inizia già dai primi giorni utilizzando esercizi isometrici, seguiti individualmente dal fisioterapista, utili al paziente per simulare le condizioni meccaniche di ogni movimento, come ad esempio la deambulazione in tutte le sue fasi, reclutando in modo specifico ogni distretto muscolare coinvolto.
Se il quadro non risulta chirurgico, si procede con un approccio conservativo.
Il recupero della stabilità dinamica e funzionale del ginocchio viene sicuramente garantito da un tempestivo ed efficace programma riabilitativo che mira, in associazione, al recupero della corretta postura dell’asse bacino ginocchio piede. Per raggiungere questo obiettivo occorre fare una accurata e minuziosa visita specialistica per proseguire con il lavoro da parte di fisioterapisti altamente formati nel campo della riabilitazione e specializzati in rieducazione posturale globale e altre tecniche mirate alla stabilizzazione come il Core Stability.

