
Sei uno sportivo, giochi a calcio e avverti un dolore all’inguine quando effettui un cambio di direzione, un salto o quando devi calciare il pallone? Hai provato a risolvere il problema con ghiaccio anti-infiammatori e esercizi di stretching generico ma non hai avuto benefici?
Forse non sai che i giocatori e gli sportivi che sono impegnati con il gesto del “calciare” presentano un’incidenza più elevata di dolore all’inguine, infatti il 41% di tutti gli infortuni è rappresentato da questo gesto e dal salto; con una percentuale di incidenza maggiore sugli uomini, che sembrano essere colpiti in un 12,8% rispetto al 6,9% delle donne.
In genere ti sarai accorto che questa sensazione dolorosa diventa più acuta dopo il movimento e peggiora con l’attività sportiva come può essere anche la corsa ma può arrivare a compromettere anche le normali attività di vita quotidiana, come il camminare o il salire e scendere le scale.
Nella maggior parte dei casi, in ambito sportivo, il motivo è dato da una tensione inguino-pubica alla radice degli arti inferiori. Il dolore all’inguine è dato dall’infiammazione dei muscoli che si trovano nella zona del pube/inguine, muscoli che sono molto coinvolti e spesso sollecitati in modo eccessivo durante movimenti improvvisi e violenti della gamba (tipici nei calciatori), durante cambi di direzione rapidi, torsioni, corsa e microtraumi ripetuti.
In questa zona i muscoli adduttori della coscia e i muscoli retti dell’addome si incrociano tra di loro e si inseriscono l’uno accanto all’altro, bilateralmente.
Sul pube trae origine l’estremità del retto addominale. Sul tubercolo pubico, invece, si inseriscono sia il legamento inguinale e il tendine dell’adduttore lungo, molto vicini al muscolo retto.
Questi elementi, a causa della contrazione e dell’applicazione di linee di forza diverse, si trovano in disarmonia funzionale, spingendo e tirando in sensi opposti (il muscolo retto verso l’alto e l’adduttore verso il basso, portando la coscia omonima in apertura verso l’esterno).
Sovraccarico lavorativo, uso eccessivo e traumi determinano un’instabilità pelvica che, nel tempo, potrebbe evolvere in rigidità ed ipertrofia muscolare.
Quindi è molto importante non sottovalutare questa problematica intervenendo subito, soprattutto per evitare di aggravare la situazione andando in contro per esempio a lesioni muscolari in questa zona, oppure al cronicizzarsi del problema.
Per prevenire ciò o per evitare che il dolore diventi cronico occorre in un primo momento un periodo di riposo dallo sport e successivamente può essere utile un programma riabilitativo attivo e supervisionato, che potrebbe prevedere alcune tecniche di terapia manuale mirate ai muscoli adduttori, ma soprattutto un approccio basato sull’esercizio terapeutico, quindi sul rinforzo della muscolatura addominale, sull’allungamento e potenziamento degli adduttori della coscia e sulla riabilitazione propriocettiva.
In questo modo, con un lavoro sinergico da più punti di vista, si è dimostrato un successo nel breve e lungo termine senza recidive nel 60% dei casi e un rientro in campo degli atleti, che dal 50% al 75% dei casi torna ai livelli di attività precedenti l’infortunio senza più dolore.
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