Hai male nella zona del tallone e hai letto o sentito riguardo allo sperone calcaneare o al sovrosso che ti causa il dolore?
Gli speroni calcaneari sono formazioni ossee, che possono essere di diverse dimensioni, che si sviluppano a livello del tallone, in particolare sulla superficie inferiore dove si inserisce la fascia plantare.
A livello del calcagno avviene la trasmissione del carico e del peso del corpo ad esempio durante il cammino.
Di conseguenza il costante sovraccarico porta l’organismo a reagire depositando calcio nel tallone. Questo vuol dire che l’osso percepisce il carico e si adatta. E’ un processo lungo, che di solito richiede tempo, quindi quando si vede uno sperone dai raggi (esame di elezione per escludere soprattutto fratture) si trova lì probabilmente da prima che si sentisse dolore.
Infatti si possono trovare persone con radiografie che presentano speroni calcaneari ma che non sentono male. Inoltre i sintomi non sempre sono correlati con la grandezza dello sperone.
Diverse condizioni possono contribuire alla formazione di uno sperone calcaneare come l’età, il peso, un’infiammazione della fascia plantare, la forma dell’arco plantare o l’utilizzo di calzature non idonee per le attività di quella persona.
Il fattore che porta all’instaurarsi di una sintomatologia dolorosa però è quando al piede è richiesto di lavorare con un carico maggiore rispetto al normale e questa sollecitazione troppo grande non viene dissipata efficacemente.
Le persone sintomatiche presentano:
dolore localizzato sotto o dietro al tallone.
dolore presente alla palpazione che aumenta in carico o quando si ricomincia a camminare dopo essere stati seduti o stesi per molto tempo e si attenua a riposo.
Tra le terapie per lo sperone calcaneare troviamo:
educazione sulle attività che sono da evitare in una prima fase e quelle che producono un carico accettabile
utilizzo di terapie fisiche come laser o tecar terapia per desensibilizzare o ridurre l’infiammazione nella zona dolente
utilizzo di onde d’urto non per rompere lo sperone, ma per stimolare l’attività metabolica e incrementando l’apporto d’ossigeno
esercizio progressivo per dare carico graduale sulle strutture interessate
esercizi di allungamento e terapia manuale che vada a lavorare su muscoli della caviglia e del piede e sulla fascia plantare
l’uso di plantare per ridistribuire il carico e aiutare ad assorbire gli urti
infiltrazioni di corticosteroidi, nel caso in cui gli altri trattamenti non abbiano giovato.
L’intervento chirurgico è indicato nei casi davvero estremi, ovvero quando il trattamento conservativo non abbia ottenuto il risultato desiderato anche dopo 12 mesi; la strada da percorrere potrebbe essere quella dell’intervento chirurgico che si basa sulla rimozione del frammento osseo in eccesso.
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