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Sindrome dello Stretto Toracico


Indice

Di cosa si tratta?

Quali sono le cause di questo restringimento?

In cosa consiste la diagnosi?

Quali sono i trattamenti e come la fisioterapia può intervenire in questo disturbo?





Di cosa si tratta?

Con il termine Sindrome dello stretto toracico o TOS (Thoracic Outlet Syndrome) si fa riferimento ad un insieme di sintomi di natura neurogena e/o vascolare causati dalla compressione di strutture situate nella zona dello stretto toracico, nello specifico queste compressioni possono avvenire a livello dei muscoli scaleni del collo, della clavicola e del muscolo piccolo pettorale.


È una sindrome rara, difficilmente diagnosticabile che colpisce giovani adulti con età compresa tra i 20 e i 50 anni.

In media possiamo affermare che il 90% delle sindromi dello stretto toracico sia di origine neurogena, il 5% di origine venosa e solo l’1% di origine arteriosa in base alla struttura anatomica coinvolta nella compressione

La TOS è un quadro clinico che provoca dolore, intorpidimento, parestesie, debolezza, cambiamento di colore nell’arto superiore durante semplici attività della vita quotidiana (stare troppo tempo alla guida, mantenere sollevato l’arto superiore, portare una valigia o una borsa a tracolla).

Disturbi del sonno (dolori e intorpidimento notturni inducono il paziente a continui cambi di posizione durante la notte, alla ricerca della posizione più confortevole);



Quali sono le cause di questo restringimento?

In letteratura ci sono delle ipotesi patogenetiche. La compressione e/o l’irritazione delle strutture neuro-vascolari possono essere secondarie a numerosi meccanismi; talvolta, sono dovute a malformazioni congenite e anomalie anatomiche a carico del sistema muscoloscheletrico, tra cui:

  • Costa soprannumeraria a livello di C7 , conosciuta anche come “costa cervicale”, è presente in circa l’1-2% della popolazione totale, anche se spesso asintomatica;

  • Callo osseo sporgente secondario a fratture di clavicola o della prima costa


Altre possibili cause con minor evidenza in letteratura possono essere:

  • Movimenti ripetitivi: alcune attività lavorative o sportive possono condurre a ipertrofia muscolare contribuendo alla compressione del fascio neurovascolare, ad esempio, occupazioni che richiedono movimenti ripetitivi cronici con gli arti al di sopra delle spalle o sport professionistici come nuoto, canottaggio, baseball (specialmente lanciatori);

  • Trauma, incidenti e soprattutto lesioni in seguito a colpo di frusta possono essere responsabili dei sintomi;

  • Postura e squilibri muscolari: la sindrome dello stretto toracico è comunemente associata a deviazioni posturali e squilibri muscolari, che tendono a restringere gli sbocchi toracici (ad es. postura anteriorizzata del capo, muscoli pettorali e scaleni "accorciati", debolezza dei muscoli flessori profondi del collo);


In cosa consiste la diagnosi?


È importante fare una diagnosi differenziale da cervicobrachialgia, da discopatia (es. protrusione o ernia del disco) e sindrome del tunnel carpale, con cui spesso viene confusa. Un esame obiettivo attento e appositi test funzionali durante la visita fisioterapica offrono un valido supporto. Inoltre, possono risultare utili anche alcuni esami strumentali:


  • Radiografia (per l’individuazione dell’eventuale costa accessoria cervicale);

  • Elettromiografia (per lo studio dei muscoli e delle strutture nervose che li controllano);

  • Risonanza magnetica e TAC (utili per valutare l’assetto dei vasi sanguigni all’interno dello stretto toracico);

  • Arteriografia e venografia (per identificare una eventuale anomalia vasale e classificarla).


Quali sono i trattamenti e come la fisioterapia può intervenire in questo disturbo?

Un approccio organizzato al trattamento della TOS deve prevedere una gestione multidisciplinare centrata sul paziente, al fine di ottenere i risultati ottimali.


La tipologia di trattamento per la sindrome dello stretto toracico è relativa alle strutture anatomiche coinvolte nella compressione e dall’entità dei sintomi del soggetto. Solitamente si consiglia inizialmente un approccio di tipo conservativo i cui obiettivi sono:

  • Alleviamento dei sintomi attraverso la riabilitazione

  • Somministrazione di farmaci antinfiammatori, miorilassanti da parte del medico


Il trattamento chirurgico è indicato nel momento in cui il trattamento conservativo ha fallito o nei casi in cui ci siano state lesioni ossee post-trauma, lesioni vascolari, sintomi debilitanti per il paziente che riducono drasticamente la qualità della vita.


Secondo gli studi in letteratura, l’esercizio sarebbe un approccio utile nel 80-90%. Un programma fatto di esercizi di rinforzo e, in alcuni casi selezionati, di correzione posturale è una componente fondamentale dell’approccio conservativo. A questo, si aggiunge l’importanza dell’adesione del paziente al programma di esercizi fornitogli dal fisioterapista che dovrà essere continuato anche a casa.


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