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La sindrome del piriforme


La sindrome del piriforme

Spesso si sente parlare di piriforme, muscolo molto importante, ma tra i non esperti del mestiere troppo spesso in maniera superficiale indicato come causa principale di mal di schiena e sciatalgia.


Molte volte invece anche esso è vittima di uno schema più ampio che non funzione.


Facciamo allora un po’ di chiarezza! Il piriforme è un muscolo che permette i movimenti dell’anca di rotazione esterna e di abduzione, cioè allontanamento del femore rispetto alla linea mediana del corpo.


Questo muscolo è strettamente collegato al nervo sciatico, infatti lungo il suo decorso, a livello della regione glutea, il nervo passa al di sotto del piriforme. Questo accade nella maggior parte dei casi, anche se studi hanno evidenziato diverse situazioni anatomiche in cui il nervo passa all’interno delle fibre muscolari o anche sopra il piriforme.


Può dunque succedere che a causa di una contrattura del piriforme ci sia una compressione del nervo che provoca un dolore simile a una condizione di sciatalgia.


Il dolore può anche comparire dopo che il soggetto ha svolto attività lavorativa con postura scorrette prolungate o attività fisica intensa dove il piriforme e costretto ad una contrazione importante e prolungata.


Una differenza (non sempre riscontrabile) tra la sindrome del piriforme e lombosciatalgia potrebbe essere data dalla zona di partenza del dolore stesso.


Se mentre per il primo caso il dolore parte dal centro del gluteo, nel secondo parte a livello lombare.


Si riesce inoltre a distinguere considerando che la sindrome del piriforme crea un dolore che irradia soltanto fino al livello del ginocchio e non fino al piede come invece succede nei casi neurologici classici di sciatalgia.


I sintomi che solitamente si hanno sono:

  • dolore gluteo, con o senza presenza di formicolii lungo la coscia;

  • dolore aggravato dalla posizione seduta,

  • dolore evocato da manovre di allungamento del muscolo piriforme

Quando si ha una compressione del nervo sciatico, è preferibile rivolgersi ad un fisiatra o al neurochirurgo che dopo un attenta diagnosi differenziale prescrive il corretto programma fisioterapico.


La gestione del dolore sicuramente sarà di tipo farmacologico, di pertinenza medica, ma anche e soprattutto fisioterapica per il ritorno alla normale quotidianità e attività fisica.


Il fisioterapista si avvale di tecniche manuali per permettere il rilascio mio-fasciale dei muscoli che vanno a comprimere il nervo. Ovviamente questo è da associare ad una corretta educazione del paziente che dovrà, sotto la guida del fisioterapista, ricercare posizioni che alleviano il dolore e modificare i comportamenti e attività potenzialmente aggravanti.


Il fisioterapista insegnerà al paziente alcuni esercizi di stretching e esercizi posturali utili a mantenere il corretto allungamento muscolare e in seguito degli esercizi di rinforzo muscolare.


Se non è correttamente riconosciuta e trattata questa condizione tende a evolversi in senso negativo, aumentando la “disabilità” nella vita di tutti i giorni e impedendo anche lo svolgimento di attività sportive.

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